Ho iniziato il post precedente che era ancora il 9 di agosto ma adesso è già il 10: SAN LORENZO
Notte di desideri e di speranze, notte in cui il cielo sembra avvicinarsi agli uomini, notte in cui ci si rende conto di quanto siamo piccoli di fronte all'immenso universo...
E' strano come sia affezionata a questa data che dovrebbe farci sentire così minuscoli e così distanti in questo nulla che ci circonda, e invece io mi sento in profondo contatto con questo cielo piangente, e lo sento così mio...
Forse pensare al fatto che il cielo pianga stelle di commozione mi fa sentire più vicino a chi mi ha inseganto ad amare questa notte come un dono, a chi mi ha insegnato a guardare il cielo in tutte le occasioni, non solo a San Lorenzo, a chi mi ha insegnato che possiamo sentirci parte di un tutto anche quando le parti sono distanti, che posso essere vicina anche a chi non c'è più.
Forse non è per le stelle cadenti, ma solo per la poesia che parla di chi muore, e di come si sente chi resta, e di come, almeno un giorno all'anno, tutto l'universo dimostri di sentire lo stesso vuoto.
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
X Agosto - Giovanni Pascoli
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